Chat GPT è un sistema di chat che consente a una persona di interagire con un’Intelligenza Artificiale.
Da anni l’Intelligenza Artificiale (I.A. o A.I. se si vuole usare l’acronimo inglese) è alla base di servizi che quasi tutti usiamo direttamente o indirettamente. Gli assistenti vocali dei nostri smartphone, i servizi di domotica, i sistemi di navigazione, sempre più servizi di diagnosi… Sono solo alcuni dei numerosi esempi in cui un sistema informatico riesce a trovare soluzioni via via sempre più raffinate, facendo tesoro del passato.
Lanciato pochi mesi fa, il servizio di Chat GPT fa discutere perché, seppure attraverso la forma di una chat, si ha l’impressione quasi di dialogare con una persona reale. La fantascienza ci ha educati per generazioni a sognare di poter progredire come umanità grazie alla collaborazione con la straordinaria potenza di calcolo dei computer.
Da qui l’enorme interesse che questo sistema (insieme al suo gemello, sviluppato da Microsoft) ha suscitato.
Ci sarebbe -e ci sarà- da discutere per anni su quanto stiamo vivendo. Avendoci messo il naso da qualche anno per lavoro, possiamo però confermare che l’utilizzo della A.I. offre potenzialità prima insperate. A condizione però che sia chiaro che l’Intelligenza Artificiale può condurre l’utente a disporre di una progressiva ottimizzazione (di un metodo, di un processo, della comprensione e della gestione di qualcosa) e non di uno strumento di deresponsabilizzazione. La volontà di usare uno strumento per apportare migliorie reali per la società è e rimane legata all’essere umano.
Lo stesso essere umano che ha in tasca uno smartphone che ha più potenza di calcolo del computer usato per mandare l’uomo sulla Luna e che viene (anche) usato per farsi i selfie di fronte allo specchio in bagno, per intenderci.
Ma torniamo a Chat GPT. Interagire con questo chatbot è interessante perché elabora le informazioni su cui ha accesso per rispondere nel merito alle domande poste. E’ interessante anche per come simula la modalità di risposta di un essere umano, utilizzando una sorta di mirroring. Le risposte ricalcano le domande -un po’ come ci insegnavano alle elementari. E così facendo, i nostri neuroni specchio sviluppano empatia e fiducia verso questo algortimo. Allo stesso modo, l’algoritmo utilizza una logica ispirata al funzionamento neurale per evolvere nel tempo.
Abbiamo chiacchierato con Chat GPT sull’Aikido. Chi fosse interessato, può trovare qui di seguito la trascrizione. Gli (o le?) abbiamo posto alcune domande, per vedere se e come l’Intelligenza Artificiale potesse analizzare il nostro mondo -il mondo dell’Aikido- in maniera congrua o meno. E se, nel caso, potesse fornire qualche indicazione per migliorare.
Di certo è emerso che l’Intelligenza Artificiale conosce quale sia il contenuto tecnico e valoriale che la pratica dell’Aikido può promuovere. Altrettanto certa è la definizione del nostro come un mondo che ha perso di attrattiva nel corso degli ultimi decenni.
Quando si chiede ad un algoritmo di indicare cause e rimedi di una situazione, di solito si assiste a un insieme di risposte molto taglienti.
Con Chat GPT è successa una cosa particolare.
Da un lato emerge che causa e rimedio di un abbassamento di popolarità starebbe nel preservare una certa quale “integrità dell’arte marziale”. Custodire il patrimonio tecnico, senza diluire la tradizione.
Dall’altro, per l’Intelligenza Artificiale, gli insegnanti di Aikido dovrebbero adattare l’insegnamento per rendere l’Aikido accessibile alla più ampia platea possibile.
Il tutto però senza eccedere nel marketing ma senza trascurarlo. Anzi, utilizzando in modo pervasivo i canali informatici e multimediali.
Il binomio “tradizione & innovazione”, insomma. Quel binomio che è talmente abusato che lo si trova come sottotitolo delle campagne pubblicitarie di qualsiasi cosa.
E nel loop di “tradizione e innovazione” si è incagliata l’Intelligenza Artificiale sull’Aikido, senza condurre a suggerimenti univoci. Un po’ come se il nostro navigatore, a un certo punto, dicesse: “Vedi un po’ tu. Gira dove ti pare”.
Che dire…?
E’ suggestivo pensare ai multipli significati che “AI” può avere. Su questo aspetto ci giocava anche O’Sensei. Ai di Aikido (合) o ai di “incontrare” (会)ai di “amore” (愛)?
Certo è che nella visione del fondatore, l’Aikido doveva essere uno strumento per poter aiutare l’umanità a costruirsi e relazionarsi come una famiglia.
Ed è qui che cuore e ragione convergono. Se anche un’Intelligenza Artificiale comprende che il linguaggio tecnico e didattico può essere adattato per raggiungere la platea più vasta possibile, perché possa giungere un messaggio di miglioramento individuale e sociale…
Allora perché difendiamo a volte così tanto la tradizione?
Non è che la usiamo per mascherare, attraverso la “razionalità” di un sistema didattico, l’assenza del cuore?
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